Gli sviluppi continui nelle terapie d’intervento a seguito di lesioni cerebrali e il miglioramento delle terapie inerenti le malattie neurologiche hanno favorito un aumento del numero di persone che sopravvivono a danni neurologici. Inoltre, l’attenzione allo stile di vita e la qualità delle cure mediche hanno determinato un progressivo ampliamento d’individui che si trovano nella fascia più anziana della popolazione e di conseguenza l’incidenza delle malattie neurodegenerative correlate all’età. Quindi, è necessario intervenire sui disturbi delle funzioni cognitive, affettive, emozionali e comportamentali spesso presenti nelle suddette condizioni.
La riabilitazione neuropsicologica, fondata sul concetto di plasticità cerebrale, mira a potenziare le risorse cognitive e le abilità residue presenti, o a sviluppare nuove abilità compensatorie e nuove strategie per svolgere una determinata funzione. La riabilitazione neuropsicologica, infatti, prevede sia aspetti di recupero, che di compenso delle difficoltà cognitive.
E’ un processo terapeutico rivolto a persone con deficit cognitivo-comportamentali, che ha lo scopo di ottenere il massimo grado di autonomia e migliorare il livello complessivo di funzionamento e la qualità di vita della persona e della sua famiglia (Wilson, 1997,2002; Mazzucchi, 1999).
Il fine è di allenare i processi cognitivi compromessi o potenziare le abilità residue non ancora intaccate dalla degenerazione o non danneggiate dalla lesione.
Le attività previste,non si limitano alla somministrazione e alla ripetizione di esercizi specifici, ma possono includere metodi di compensazione come l’addestramento all’uso di strategie e ausili, ma anche la gestione dei sintomi emotivo-comportamentali conseguenti alla patologia cerebrale e la presa in carico della famiglia (Cicerone, Dahlberg, Kalmar et al., 2000).
Il trattamento si attua attraverso il training cognitivo. Quest’ultimo mira all’esercizio delle funzioni cognitive attraverso l’utilizzo di compiti specifici. La pratica ripetuta di abilità cognitive da potenziare e delle abilità conservate, può favorire la riorganizzazione delle funzioni cerebrali, ovvero la capacità del cervello di modificarsi e ristrutturarsi in risposta all’ambiente e a nuovi stimoli.
Il training cognitivo consiste in esercizi per:
Il training può essere svolto su supporto cartaceo o informatico e in gruppo o individualmente.
Una diagnosi precoce permette di proporre trattamenti a pazienti nella fase iniziale della patologia, il che risulta essere, a volte, un indice prognostico positivo per rallentare il più possibile il declino cognitivo o per recuperare le abilità a seguito di una lesione cerebrale.
Un’accurata valutazione e il conseguente monitoraggio della terapia, garantiscono una mirata implementazione del training.